L’esposizione racconta gli esordi del futurismo e la trama di corrispondenze e opposizioni fra le prime avanguardie fino allo scoppio della grande guerra. Sul Manifesto del Futurismo Marinetti esalta la modernità in tutti i suoi aspetti. I futuristi si inseriscono in una fervida situazione culturale ricca di sperimentazioni nel momento in cui espongono le loro opere a Parigi per la prima volta nel 1912, suscitando ammirazione e scandalo, sull'onda dei quali Marinetti organizza un vero e proprio tour nelle principali capitali europee con i suoi amici artisti e, con la sua grande capacità comunicativa, riesce a far pubblicare il Manifesto in numerosi giornali stranieri, diffondendo il nuovo messaggio fino in Russia.
Le sezioni della mostra sono tematiche. La prima sala si occupa di “Luci” e presenta immagini divisioniste. “Officine a Porta Romana” di Boccioni e “Notturno a Piazza Beccaria” di Carrà declinano temi legati al cambiamento delle città ed all'elettricità utilizzando lo sviluppo della tecnica divisionista. “Uscita dal teatro” di Carrà presenta uno scorcio con taglio fotografico: le figure sono allungate nelle cappe che le avvolgono e l'alterazione della percezione dei colori deriva da una matrice fauvista. Così anche nell'”Idolo moderno” di Boccioni: la pelle del viso è blu e verde, realizzata con pennellate in cui si riflettono luce e colore. Il divertente “Ricordi di viaggio” di Severini assembla figure e luoghi.
Gli stati d'animo sono osservati in senso nuovo nella seconda sala. Boccioni associa i colori ai sentimenti in tre opere che rappresentano tre distinti momenti e descrivono il distacco: “Gli addii” ha il rosso dominante, “Quelli che vanno” è sul blu e “Quelli che restano” è sul verde. “Ricordi di una notte” di Luigi Russolo ha echi simbolisti; le figure, appena abbozzate, sono deformate con le gambe lunghissime, un volto femminile emerge in alto accanto alla fonte di luce contrapposto ai volti affittiti in basso nell'angolo. “Il boulevard” di Severini sembra un mosaico di tessere triangolari, mentre il grande “I funerali dell'anarchico Galli” di Carrà è un vortice intorno al rosso delle bandiere sventolate.
Piccola parentesi dedicata a “Suoni rumori odori”: treni, carrozze e tram offrono i rumori della modernità, mentre le “Danzatrici gialle” suonano in piccolissime pennellate ma di spessa materia pittorica, come un mosaico ad olio. “Le voci della mia stanza” sono scomposte in solidi geometrici, come linee rigorose attraversano “La donna al caffè”.
Il cromatismo selvaggio della “Risata” di Boccioni, con le sue implicazioni filosofiche legate a Bergson (mescolanza di durata e memoria che si riflette in un tempo mutevole e fluido) introduce “Tempi e ritmi”. Il boccioniano “Visioni simultanee” denota prestiti da cubismo e fauvismo e rappresenta l'energia sonora della città moderna con una doppia spinta: la donna guarda dall'alto, mentre rumori e sensazioni salgono dal basso verso di lei. Le “Nuotatrici” di Carrà sono animate da un gioco di diagonali allungate, quasi filamentoso. “La danza del pan-pan al Monico”, andata distrutta e ridipinta da Severini nel 1959/1960, è un “quadro musicale”, uno shock di colori e risate.
“Bambina che corre sul balcone” di Balla era l'icona della mostra sul Futurismo di Palazzo Grassi del 1986. Balla aveva proposto per la mostra parigina la “Lampada ad arco” che però non era stata presa in quanto giudicata ancora legata alla tradizione; il pittore, anziché arrabbiarsi, studia le fotografie di Bragaglia e la cronofotografia francese, da cui trae ispirazione per la “Bambina”, come fotogrammi di una pellicola cinematografica (ma i tondi cromatici tradiscono la fase ancora divisionista). Il blu-violaceo “Le forze di una strada” di Boccioni è invece l'icona di questa esposizione, che si confronta con le forme triangolari rosse de “La rivolta” di Russolo, frecce che indicano la direzione in cui muoversi.
Al secondo piano iniziano le interazioni con gli artisti stranieri, Duchamp e Balla si confrontano. Poi Boccioni: “Antigrazioso” è un volto frammentato in maniera cubista, “Costruzione orizzontale” è una scomposizione della figura materna seduta con le mani in grembo percorsa da un gioco simultaneo di moti divergenti, “Dinamismo di un corpo umano” non è più riconoscibile come corpo umano in senso figurativo. “Cubismi” presenta Picasso, ovviamente, e Braque, ma anche Albert Gleizes e Jean Metzinger, insieme a Léger.
Interessante l'orfismo di Robert Delaunay che cerca una unità assoluta, una realtà pura che sconfina nell'astrattismo, nel confronto con la scomposizione orientata dalle linee di forza di Boccioni. Accanto a Delaunay ne condividono il percorso la moglie Sonia ed il cèco Frantishek Kupka. “Il porto” del 1913 è di Felix Del Marle, unico francese firmatario del Manifesto futurista, dalle modalità vicine a Severini, seppure più schematico e rigido. Forte la presenza dei russi (Michail Larionov, Natalja Goncharova, Kasimir Malevic, Ljubov Popova), più immediati degli americani e degli inglesi.
Le ultime sezioni guardano all'architettura ed alla realtà. La prima è dominata dalla “Torre Eiffel” di Delaunay, che rimanda alla frammentazione di Cézanne, e dalle epifanie di luce e immagini delle “Nozze” di Léger; la seconda presenta la tecnica del collage cubista come forma di interazione fra arte e vita, utilizzando frammenti di giornali e materiali vari. A chiudere i Balla “patriottici” per colori e tematiche e la celeberrima bottiglia di Boccioni.
Il catalogo presenta non solo le opere esposte in ordine diverso rispetto al percorso della mostra, ma anche opere non esposte (un elenco alla fine fa chiarezza in tal senso). Roma si collega a Parigi e Londra nell'indagine sul futurismo, ma le mostre non sono identiche, poichè ciascuna ha un suo taglio specifico rispetto alla nazione: a Roma il futurismo è in parallelo col cubismo nella genesi di altre avanguardie europee.
Roma, Scuderie del Quirinale, fino al 24 maggio 2009, aperta da domenica a giovedì dalle 10 alle 20, venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30, ingresso euro 10,00, catalogo CentrePompidou / 5 Continents editions, infoline 06.39967500, sito internet www.scuderiequirinale.it (la mostra è stata esposta al Centre Pompidou di Parigi dal 15 ottobre 2008 al 26 gennaio 2009 e sarà esposta alla Tate Modern di Londra dal 12 giugno al 20 settembre 2009).